Gruppo Europeo di Coordinamento Territoriale (G.E.C.T.)

 

Il contesto

Il contesto in cui nasce il progetto deriva dalla consapevolezza che la cultura non solo è il cuore pulsante dell’identità e della memoria collettiva dei cittadini, ma per tutti i Paesi europei è anche un importantissimo fattore di crescita economica in un momento di crisi (un recente studio condotto per la Commissione Europea ha evidenziato che ogni nuovo posto di lavoro creato nel settore della cultura, in questi ultimi anni, ne ha generati mediamente altri 26,7 nell’indotto, mentre ogni nuovo posto di lavoro nell’industria automobilistica ne ha generati mediamente solo 6,3). Per questo il 30 agosto 2016 il Parlamento Europeo ha proclamato il 2018 “Anno europeo del patrimonio culturale”.

Cosa è un GECT

Un Gruppo Europeo di Coordinamento Territoriale (GECT) è un nuovo tipo di soggetto transnazionale europeo costituito con Regolamento EC 1082/2006, approvato il 5 luglio 2006 ed entrato in vigore il 1° agosto 2006.

Tale soggetto ha come scopo un’attività di cooperazione transfrontaliera mirata a un oggetto specifico fra soggetti pubblici collocati in diversi Stati Membri dell’Unione Europea o del continente in genere.

Ad oggi sono stati costituiti 63 GECT, 1 è in fase di approvazione e 11 di preparazione.

Cosa può fare

Un GECT può gestire azioni di cooperazione territoriale, con o senza contribuzione finanziaria della UE (Art. 7 del Regolamento GECT).

Il GECT è un soggetto specificamente dedicato alla gestione e all’implementazione di programmi o progetti di cooperazione territoriale co-finanziati dall’Unione Europea tramite il Fondo di Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE) e/o il Fondo di Coesione.

Il GECT può però usare anche tutti gli altri strumenti finanziari della UE o semplicemente svolgere compiti di cooperazione territoriale anche senza co-finanziamento europeo (in questo caso sia con risorse proprie che con co-finanziamenti di soggetti terzi diversi dalla UE).

Il GECT «Small communities with great cultural heritage»

Caratteristiche

Queste in sintesi le caratteristiche del costituendo Gruppo Europeo di Coordinamento Territoriale (GECT) “Small communities with great cultural heritage”:

  1. Coesione territoriale: il GECT aiuta a raggiungere gli obiettivi della UE come fissati nel Trattato di Lisbona.
  2. Europa 2020: il GECT è uno strumento molto utile per implementare la strategia Europa 2020, aiutando a sviluppare la competitività e la sostenibilità nelle regioni d’Europa.
  3. Governance multilivello: il GECT offre la possibilità di coinvolgere livelli istituzionali differenti in una sola struttura di cooperazione, e così apre la prospettiva di nuove forme di governance multilivello, mettendo in condizione le autorità regionali e locali europee di diventare forze che, anziché seguire, indirizzano e governano l’implementazione delle politiche della UE, aiutando la governance europea a diventare più aperta, più partecipativa, più democratica, più chiara e trasparente.

Soggetti coinvolti

Associazione Lombarda Piccole Comunità con Grandi Patrimoni Culturali, Fondazione Sardegna Isola del Romanico, Associazione del Baden-Wuerttemberg Piccole Comunità con Grandi Patrimoni Culturali.

La forma del GECT è molto interessante per il futuro dell’integrazione europea, perchè di fatto incrementa la libertà delle entità subnazionali dei vari stati europei di relazionarsi con la UE e di ricevere fondi dalla UE fuori dallo stretto controllo dei rispettivi stati; sostanzialmente, mentre i FESR e gli FSE che vengono oggi gestiti dalle entità sub nazionali non sono che quote più o meno ampie delle più ampie “fette” nazionali contrattate dai rispettivi Stati membri a Bruxelles, i fondi per i GECT (per ora certamente molto limitati) sono fuori da questa ripartizione organizzata sempre per Stati nazionali di appartenenza, visto che i GECT sono transnazionali. Inoltre, i GECT sono un’esperienza molto interessante di innovazione dei sistemi di governance, che, mettendo tutti i vari livelli amministrativi coinvolti nella gestione di un certo problema attorno allo stesso tavolo, prova a vedere se in questo modo non si possano gestire le situazioni problematiche con maggiore consenso (tutti i portatori di interesse sono insieme attorno al tavolo) e con maggiore efficienza/rapidità (tutti i decisori sono insieme intorno al tavolo).

Quanto al nostro GECT nello specifico, è evidente che sia la UE che tutti i governi si sono resi conto che la storia, la cultura, l’arte (che è anche quella enogastronomica) sono l’elemento che maggiormente contraddistingue la Vecchia Europa rispetto al resto del mondo e la rende la meta turistica più desiderata al mondo. E gli studi appena terminati da parte della Commissione Europea dimostrano che il patrimonio culturale, se gestito in ottica imprenditoriale intelligente, può rendere in termini economici anche di più dell’industria manifatturiera (col vantaggio che l’industria manifatturiera per rendere inevitabilmente deve creare problemi alla qualità della vita, mentre l’industria culturale, più genera reddito e più migliora le condizioni della qualità della vita). D’altra parte, l’industria culturale e turistica europea oggi ha il problema di non essere distribuita uniformemente, ma di tendere a concentrarsi in parte rilevante nelle grandi città (come Parigi, Londra, Roma, Berlino, Vienna, Amsterdam, ecc.) o in alcune località famose (es. in Italia Firenze, Venezia, Siena, Pompei, ecc.), lasciando invece buona parte dell’Europa “minore” (ma solo di fama) senza soldi da investire per sviluppare analoghe attività e captare quindi una quota significativa dei flussi turistici. D’altronde, in un mercato turistico globalizzato in cui in Europa tendono sempre più ad arrivare turisti da altri continenti che non percepiscono le differenze fra i vari Stati europei, ma sono spesso interessati a viaggi a tema (enogastronomia, musica, arte figurativa, archeologia, ecc.) di 7/15 giorni trasversali rispetto a tutta l’Europa (es: viaggio a tema sul vino: Langhe, Champagne, Rioja, Alsazia, Valle del Reno e della Mosella; arte figurative: Musei Vaticani, Uffizi, Brera, Louvre, British Gallery, Kunstihistorisches di Vienna, ecc.), ha certamente molto senso un GECT che si proponga di attrezzare anche l’Europa “minore” della cultura e del turismo ad essere capace di proporsi e di vendersi in una dimensione “transnazionale” (es. viaggio a tema i borghi più belli d’Europa: Dolceacqua, le Baux de Provence, Riquewihr, Meersburg, ecc.). Poiché Lombardia e Baden Wuerttemberg hanno la caratteristica di avere sul loro territorio molte di queste realtà di Europa “minore”, ha grande senso che siano proprio loro a prendere questa iniziativa.

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